lunedì 12 settembre 2016

47 GRADINI AL BUIO di SIMONE LEGA

Una piacevolissima sorpresa. Ecco, come potrei definire questa lettura. Non tanto per il tema trattato, o per come si evolvono i fatti e i personaggi, quanto per l'ambientazione, la profondità e il rispetto nel scrivere personaggi, certamente legati al genere, ma mai mere figurine senza nessuna funzione se non quella di morire male
E qui, credetemi, si muore davvero male.
Simone Lega, usa un genere forse poco sfruttato, dalle nuove e "post-citazioniste" generazione di nuovi scrittori: il romanzo gotico.
Ci sono cripte, sotterranei, villaggi fatiscenti e boschi dove è facile perdersi. C'è il signore crudele, malvagio, ci sono gli innamorati divisi dal destino, sopratutto ogni personaggio è rappresentato, descritto, posto sulla pagina e nella memoria del lettore, con tanto amore e partecipazione.
Sono esseri umani che vivono in un tempo e periodo storico, che ci ha donato meraviglie artistiche e orribili massacri. Un po' come oggi, ma senza le meraviglie artistiche.
L'elemento fantastico, soprannaturale, orrorifico, è presente, ha una parte anche importante, ma non snatura una riflessione filosofica, ad opera dell'autore, sulla natura maligna del destino, degli eventi cui va incontro l'essere umano. Questo pessimismo cosmico con zombi, che condanna ogni personaggio, dove non conta molto essere buoni o cattivi, peccatori e santi, poiché destinati a un triste e solitario finale, tanto per citare alla cazzo di cane un bel romanzo argentino, come se Leopardi, Bergman, e tutta la corte degli artisti più raffinati, meditabondi, filosofici, abbiano deciso di mettersi a scrivere un romanzo di genere.
Questa è la differenza fra grandi scrittori e pennivendoli. Come nel cinema, un grande regista usa il genere per dire altro e un mediocre non va oltre al rispetto per inerzia delle regole, pure nella scrittura qualcuno è in grado di andare oltre a una storia di maledizioni, morti che tornano in vita,  Satana e tutto quello che potrebbe starci in una normale storia dell'orrore, per analizzare con attenzione e un umanissimo distacco, la sofferenza umana. Il doloroso mestiere di vivere. L'uomo schiacciato dalla classe dominante, l'infelicità e i traumi che possono trasformare un bimbo "buono, in un adulto malvagio.
Lega ci invita a riflettere su cosa significhi esser buoni o cattivi, che importanza possa avere e se non fosse più credibile il fatto che saremmo tutti- forse- condannati a una vita di sofferenze, disillusioni, rancori, ferocia e quindi alla dannazione.


Gran parte del fascino, del piacere, di questo libro e della sua lettura, deriva senza ombra di dubbio anche per via dell'ambientazione in epoca medioevale. La rocca di Castroverde, con la sua terribile maledizione che si cela nella cripta dove non riposano in pace i morti, la vita nel villaggio, le spiegazioni sulla vita in quel periodo, senza che il tutto risulti inventato, manipolato, ma anzi credibile e "realistico", è una delle cose positive di questo bellissimo romanzo.
Cupo, disperato, crudo, ma mai cinico, mai morboso, mai divertito della cattiva sorte che tocca ai personaggi, mai compiaciuto della violenza, inevitabile visto l'argomento, ma sempre con uno sguardo compassionevole, dolente, tanto da celebrare il genere, ma senza risultarne schiavo.
Lettura, quindi, assolutamente consigliata.

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